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Un’affermazione dubbia

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di Brian Terrell – 12 novembre 2019

“Che le armi nucleari siano effettivamente illegali in base alla legge internazionale o nazionale (un’affermazione dubbia) non è un tema rilevante o appropriato da discutere in questa causa”, così ha sentenziato la giudice Lisa Godbey Wood della Corte Distrettuale del Distretto Meridionale della California, venerdì sera, 18 ottobre. Questa decisione dell’ultimo minuto, limitando i diritti della difesa di sette attivisti antinucleari in un processo iniziato martedì mattina, 21 ottobre, ha fatto di un breve processo una conclusione scontata. Renderà anche, più di qualsiasi prova che la giuria ancora di insediare ascolterà alla fine, del tutto certa la loro condanna.

A processo c’erano sette cattolici che il 4 aprile 2018, il cinquantesimo anniversario dell’assassinio di Martin Luther King, si sono aperti un varco in una barriera e sono entrati nella base di sottomarini della marina di Kings Bay, in Georgia, porto di attracco di sei sottomarini nucleari Trident, dove, in un atto di disarmo simbolico, hanno versato bottiglie del loro stesso sangue su targhe militari e hanno preso a martellate riproduzioni di missili nucleari. In una precedente sentenza del 26 agosto riguardante l’affermazione degli attivisti che le loro azioni erano protette dalla Legge sul Ripristino della Libertà Religiosa (RFRA) la giudice Wood aveva accettato che “le azioni degli imputati a Kings Bay fossero stato esercizi delle loro sincere convinzioni religiose di dover agire in opposizione alla presenza di armi nucleari a Kings Bay” e che loro azioni erano “esercizi di religione nell’ambito del significato della RFRA”.

“Le leggi in questione impongono una ‘considerevole pressione’ agli Imputati affinché non esercitino la loro religione come hanno fatto a Kings Bay”, ha proseguito la giudice Wood. Ha fatto anche notare che essi “erano notevolmente gravati dalle leggi in questione”. La giudice Wood ha tuttavia deciso che il governo ha un “interesse stringente” ad avere armi nucleari, interesse che eclissa ogni altra considerazione.

Al processo, agli attivisti è stato consentito di spiegare alla giuria “le loro convinzioni soggettive riguardo alla religione e all’immoralità e illegalità delle armi nucleari” ma, la giudice ha avvertito, eccessive “testimonianze e discussioni su questi argomenti creano il pericolo di un pregiudizio scorretto, confondendo i temi, fuorviando la giuria, e creano ritardi superflui e sprecano tempo oppure presentano senza necessità prove cumulative”. In effetti agli imputati è stato consentito di fornire prova delle loro convinzioni soggettive che le armi nucleari sono illegali, ma non è stato consentito loro di spiegare i fatti che informano tali convinzioni”.

Uno degli esperti chiamati a testimoniare che la giudice Wood ha deciso avrebbero confuso e fuorviato la giuria è stato il professor Francis Boyle, dell’Università dell’Illinois, che ha sottoposto un’estesa dichiarazione legale a difesa degli attivisti, segnalando che i trattati statunitensi, comprese le Convenzioni di Ginevra che vietano le armi di distruzione di massa, e la condanna delle armi nucleari da parte della Corte Internazionale di Giustizia, tra molte altre, fanno parte della legge internazionale cui il governo statunitense e i suoi cittadini sono tenuti a obbedire.

Pure esclusa da testimone è stata la professoressa Jeannine Hill Fletcher, una teologa della Fordham University. Non le è stato consentito di testimoniare che le azioni degli attivisti erano state basate su sincere convinzioni religiose nel contesto della loro fede cattolica. Alla giuria è stato consentito soltanto di ascoltare circa le convinzioni soggettive degli imputati a proposito degli insegnamenti della loro Chiesa e delle armi nucleari, ma quali siano realmente tali insegnamenti o se le convinzioni soggettive degli imputati fossero bene informate è stato ritenuto irrilevante.

Al processo i giurati non avevano alcuna conoscenza della decisione della giudice Wood ma sono rimasti chiaramente confusi dalla sua influenza sulle testimonianze che ascoltavano, come dimostrato dalle note che passavano alla giudice per chiarimenti. “E’ vero che ci sono missili nucleari a Kings Bay?” voleva sapere un giurato, una domanda rimasta senza risposta perché ritenuta irrilevante.

Il fatto che gli imputati avessero lasciato questa e altre domande decisive in sospeso e senza risposta potrebbe facilmente aver dato l’impressione alla giuria che semplicemente non sapessero di cosa stessero parlando, che non avessero agito in base a fatti noti riguardo al Kings Bay e al pericolo di armi nucleari, bensì in base a voci, congetture o propaganda dei nemici del nostro paese, se non in base a illusioni paranoiche. L’imputato Carmen Trotta ha potuto dire alla giuria: “Un quarto dell’arsenale nucleare statunitense è dispiegato a Kings Bay, la singola arma più sofisticata del nostro pianeta. Se usata, distruggerà tutta la vita sul pianeta. Non possono essere legali”, ma non gli è stato permesso di dire perché riteneva che ciò fosse vero.

Martha Hennessy ha potuto parlare dell’insegnamento sociale della Chiesa cattolica che lei aveva appreso da sua nonna, Dorothy Day, e della sua convinzione che “Noi, il nostro paese, molti paesi, sostituiamo Dio con queste armi. Non riponiamo la nostra fede in Dio. Dobbiamo studiare gli insegnamenti cristiani; è idolatria credere in queste armi”, ma alla giuria non è stato consentito il contesto per capire se la sua fede, per quanto “coltivata sinceramente”, derivasse da un insegnamento consolidato e sistematico della sua Chiesa, o da convinzioni sue personali e possibilmente errate.

I procuratori governativi hanno approfittato del divieto di parlare che limitava la testimonianza degli imputati. A volte sono parsi pungolarli fino al limite di quanto consentito solo per avere qualcosa cui obiettare. Un procuratore ha assillato Clare Grady nel tentativo di farla apparire arrogante, suggerendo che lei si poneva al di sopra della legge, affermando il diritto di passare col rosso se le andava, arrogandosi “il potere di prevalere su 320.000.000 di persone che hanno eletto il Congresso per fare leggi”. “Lei pensa che la sua opinione personale sia la legge suprema del paese!” le ha contestato. Mentre il procuratore ha parlato liberamente della suprema legge del paese, Clare e gli altri testimoni per la difesa non hanno potuto farlo. Se gli fosse stato permesso di testimoniare, il professor Boyle avrebbe potuto spiegare alla giuria che l’espressione “suprema legge del paese” non è una nozione astratta o malleabile e che la legge suprema del paese obbedendo alla quale agiva Clare non era un suo capriccio personale del momento, bensì qualcosa di chiaramente definito nell’articolo VI della Costituzione degli Stati Uniti: “Tutti i trattati conclusi, o che saranno conclusi, sotto l’autorità degli Stati Uniti saranno la Legge suprema del Paese e i giudici di ogni Stato saranno vincolati a essi, indipendentemente da qualsiasi Cosa in Contrario nella Costituzioni o in Leggi di qualsiasi Stato”.

In meno di 90 minuti, la giuria ha condannato tutti i sette per quattro reati. Rischiano fino a 25 anni di carcere.

La decisione della giudice Wood riguardo alle testimonianze irrilevanti è già di per sé preoccupante, ma il suo giudizio chiarificatore che l’illegalità delle armi nucleari è un’”affermazione dubbia” mostra un pregiudizio irrazionale e pericoloso che, di per sé, l’avrebbe almeno esclusa dal giudicare questa causa. L’illegalità di produrre, conservare e minacciare di usare armi nucleari è fermamente e inequivocabilmente stabilita come la “suprema Legge del Paese, e i Giudici di ogni Stato saranno vincolati a essa, nonostante qualsiasi cosa in Contrario nella Costituzione o in Leggi di qualsiasi Stato.”

Tre mesi prima di trovarmi nell’aula del tribunale di Brunswick, Georgia, dove si è verificato questo errore giudiziario, ero in Europa, accampato fuori da una base dell’aviazione in Germania, a Buechel (e occasionalmente facendo una visita non autorizzata all’interno). Là sono conservate venti bombe atomiche B61 pronte per essere caricate su bombardieri tedeschi agli ordini dei governi sia statunitense sia tedesco.

Sia gli USA sia la Germania sono firmatari del Trattato sulla Non Proliferazione Nucleare (NPT) nel quale è vietato agli Stati Uniti di condividere armi nucleari con qualsiasi paese e la Germania è impegnata “… a non ricevere il trasferimento da qualsiasi trasferente di armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi nucleari o del controllo diretto o indiretto di tali armi e ordigni esplosivi … o non acquisire diversamente armi nucleari o altri ordigni esplosivi nucleari…”

Gli USA affermano che i divieti del NPT e di altri trattati e accordi sul disarmo valgono solo in tempo di pace. La logica è che, se c’è una guerra nucleare, il NPT a quel punto avrà mancato di mantenere la pace e dunque sarà nullo e inefficace. Nel frattempo, le armi nucleari le armi nucleari immagazzinarti a Buechel e in basi in cinque altri paesi della NATO sono in possesso degli Stati Uniti.

Apparentemente è assurdo: accordi di disarmo in vigore solo in tempo di pace è come essere vegetariani tra i pasti. D’altro canto, è vero che se (quando?) sarà dato l’ordine di caricare quelle bombe nucleari statunitensi su aerei tedeschi per essere sganciati su bersagli prestabiliti, a quel punto qualsiasi nozione di legge, o accordi o cooperazione tra nazioni, di compassione umana e semplice decenza, è fatta finita. Nessuno sarà protetto e nessuno sarà chiamato a rispondere del caso e della distruzione a seguire. Non ci saranno tribunali di Norimberga dopo la Terza Guerra Mondiale.

Clare Grady ha testimoniato in aula in Georgia che “abbiamo usato il termine ‘omnicidio’”, descrivendo uno striscione che lei aveva aiutato ad appendere a Kings Bay. Omnicidio, ha spiegato, è un termine che non esisteva prima dell’era nucleare: la morte di tutte le entità viventi. Abbiamo steso il nastro della scena del crimine perché Trident è il maggior crimine che conosciamo.” Il dubbio della giudice Wood sull’illegalità delle armi nucleari, il suo suggerimento che i mezzi della distruzione di tutte le entità viventi siano legali e da proteggere mostra, al meglio, un’ignoranza colpevole della legge, se non un palese disprezzo di essa. Se, d’altro canto, lei ha ragione e l’uccisione di ogni cosa è legale e le azioni per evitare l’omnicidio sono criminali, l’istituto della legge ha qualche senso? Se la giudice Wood ha ragione e l’obiezione alla distruzione dell’intero creato e l’uccisione di tutti è una convinzione irrilevante e soggettiva di alcuni cristiani e non un obbligo costitutivo ed essenziale della nostra fede, allora a cosa serve il cristianesimo?

Queste sono alcune delle domande cruciali ma, si spera, non finali che Lisa Godbey Wood ha sollevato per noi nell’aula di tribunale di Brunswick. Prego che lei e tutti noi ce ne occupiamo con la diligenza e il coraggio mostrato dai contestatori di Kings Bay il 4 aprile 2018.

Brian Terrell, brian@vcnv.org, è un coordinatore di Voices for Creative Nonviolence.

Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Originale: https://zcomm.org/znetarticle/a-doubtful-proposition/

Traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2019 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.

 


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